Ho capito, grazie al gioco, che anch’io posso cercare di aiutare chi è più in difficoltà nel socializzare oppure, se so che qualcuno è stato escluso da qualche attività, posso provare a coinvolgerlo. Inoltre, ho capito che con i social, molte volte, non si riesce a riconoscere i veri sentimenti degli altri.

 

Studente, Istituto Comprensivo di Taio

Il gioco di Alessandro iniziava con una situazione nella quale il protagonista era escluso dai compagni di classe. Nel primo quadrimestre aveva una bella pagella, ma, dopo aver avuto dei problemi con i compagni, i voti sono iniziati a calare.
In base alle scelte che davi, il gioco cambiava e si aveva l’opzione di studiare o rispondere ai compagni, i quali lo avevano escluso da una partita di calcio.
Io volevo far capire ai compagni che ci ero rimasto male, perché non mi avevano detto niente, per cui ho risposto alla chat in modo arrabbiato e deluso.
Successivamente hanno iniziato a considerarmi di più e chiedermi scusa.
Al post di Alessia, che mi invitava, ho risposto in modo arrabbiato ma, per fortuna, dopo la telefonata con Mirko e l’incontro con lui, sono riuscito a chiarirmi con la classe.
A scuola il professore mi ha interrogato, io non avevo studiato perché ritenevo più importante rimettermi nel gruppo e riuscire a farmi invitare alla partita.
Alla partita ho fatto gol e per questo siamo riusciti a vincere.
Il giorno dopo sul muro davanti alla scuola c’era una scritta che diceva: “Alessandro il più forte” questo mi ha fatto capire che ero riuscito a integrarmi bene nel gruppo al punto che sono diventato popolare.
Il gioco fa capire che se c’è qualche problema bisogna sempre risolverlo a voce perchè tramite apparecchi elettronici tipo il telefono e il computer una persona può fraintendere il messaggio.
Le amicizie sono molto importanti perché, come con Mirko, con una semplice chiacchierata si riesce a risolvere un problema.
Il gioco finiva con Alessandro che era diventato un ragazzo popolare, inserito e con voti alti come il primo quadrimestre.
Io non ho problemi nella vita reale a trovare amici o ad organizzare attività per coinvolgere i compagni.
Ho però capito, grazie al gioco, che non è così per tutti. Anch’io posso cercare di aiutare chi è più in difficoltà nel socializzare oppure, se so che qualcuno è stato escluso da qualche attività, posso provare a coinvolgerlo.
Inoltre, ho capito che con i social, molte volte, non si riesce a riconoscere i veri sentimenti degli altri. Magari sui social c’è chi sembra sempre felice e invece, nella realtà è solo e triste. Qundi cercherò di usare meno i social per comunicare con i miei amici, parlando con loro di persona e trovandosi al campetto per giocare dal vivo.