
L’AI per la sanità. Cosa ci aspetta?
Nell’approfondimento di questo mese, il ricercatore Venet Osmani ci aiuta a capire meglio perché l’intelligenza artificiale sia sempre più importante per la sanità. Osmani, che lavora nell’Unità di ricerca Data Science for Health della Fondazione Bruno Kessler, è intervenuto recentemente al seminario dell’Università di Trento parlando di “Predizione degli outcome clinici con implicazione etiche, attraverso intelligenza artificiale” (suo intervento dal minuto 57).
Dott. Osmani, l’IA è diventata parte integrante della nostra vita quotidiana. Ma cosa significa?
“Interagiamo spesso con algoritmi di intelligenza artificiale, ad esempio le ricerche su Internet, i social media o gli acquisti online, che sono tutti supportati da algoritmi di intelligenza artificiale. L’IA si intreccia talmente nel tessuto della nostra vita quotidiana che a volte non siamo consapevoli della sua esistenza”.
La sanità non fa eccezione.
“L’IA sta già rivoluzionando la medicina. La possiamo trovare negli accertamenti e negli esami che facciamo, attraverso la diagnosi precoce, la prognosi, ma è utile anche ad aumentare l’efficienza delle risorse cliniche. Per esempio, è molto utilizzata nei reparti delle terapie intensive, dove i medici hanno necessità di prendere decisioni cliniche rapidamente a seguito di una grande quantità di dati generati durante il monitoraggio continuo dei pazienti che hanno in cura”.
Il cervello umano, gli studi, l’esperienza dunque non bastano?
“Il cervello umano è attrezzato per elaborare grandi quantità di dati. Ma gli elaboratori e le reti neurali hanno capacità migliori di processare specifiche grandi quantità di dati. L’IA quindi può supportare il processo decisionale clinico, fornendo approfondimenti clinici come risultato dell’elaborazione automatica di questi dati”.
E in che modo supporta i medici?
“Il nostro lavoro scientifico nell’area sanitaria ha dimostrato che gli algoritmi di apprendimento automatico possono stimare con precisione la prognosi dei pazienti e aumentare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse, che implica anche saper assegnare priorità ai problemi di salute e dunque alla cura dei pazienti. Tuttavia, l’applicazione di questi algoritmi nella pratica clinica solleva enormi preoccupazioni etiche che richiedono un approccio interdisciplinare e un dialogo tra esperti legali, sociali e tecnici. Il dibattito è in corso, aperto e molto animato”.
> clicca qui per rivedere il seminario UniTN dello scorso 14 aprile 2022